L’assunzione di farmaci «per gioco» tra gli adolescenti può finire male

L’assunzione di farmaci «per gioco» tra gli adolescenti può finire male

Il Centro controllo veleni del Belgio ha lanciato l’allarme per la diffusione di una pericolosa sfida su una nota piattaforma social; gli adolescenti si sfidano a colpi di farmaci: vince chi riesce ad assumere così tanto paracetamolo da fare il ricovero più lungo in ospedale.

Il paracetamolo è un farmaco ampiamente utilizzato in tutto il mondo per alleviare il dolore e abbassare la febbre, anche a livello pediatrico. Se assunto nelle dosi raccomandate è sicuro, con pochi effetti collaterali e generalmente ben tollerato, tuttavia il sovradosaggio è un rischio significativo.

Essendo un farmaco da banco facilmente accessibile, possono verificarsi errori di dosaggio, spesso a causa delle diverse concentrazioni nelle varie formulazioni (ad esempio, sciroppo vs. gocce). Le ingestioni accidentali di paracetamolo sono in aumento a livello globale, sono più comuni tra i bambini di età compresa tra 1 e 5 anni, ma anche negli adolescenti può verificarsi un abuso. Nella maggior parte dei casi, l’ingestione accidentale non provoca effetti tossici gravi, ma in rari casi può essere anche fatale.

Quando il paracetamolo viene assunto in dosi elevate, danneggiando le cellule epatiche, i livelli di glutatione nel fegato possono esaurirsi, con rischio di necrosi epatica acuta o coma ipoglicemico. La diagnosi di sovradosaggio si basa su un’accurata anamnesi (dose assunta, tempo trascorso dall’ingestione, sintomi, coassunzione di altri farmaci), esame fisico e analisi di laboratorio del sangue e della funzionalità epatica. I sintomi non sempre sono immediati, si manifestano in quattro fasi:

Fase 1 (0.5-12 ore): asintomatica, il soggetto vomita ma non sembra malato.
✔ Fase 2 (24-72 ore): possono comparire nausea, vomito e dolore addominale. Possibile alterazione della funzione renale ed epatica.
Fase 3 (3-4 giorni): peggioramento dell’insufficienza epatica, ittero e sanguinamento. Talvolta si manifestano anche insufficienza renale e infiammazione del pancreas (pancreatite).
Fase 4 (5-14 giorni): si può avere un miglioramento o un esito letale.

In caso di intossicazione acuta, il trattamento consiste nella somministrazione di carbone attivo e di N-acetilcisteina (NAC) come antidoto, più efficace se somministrato entro 8 ore dall’ingestione. La somministrazione tempestiva di NAC può ridurre la mortalità a meno dello 0,5%. In caso di grave danno epatico può essere necessario, invece, un trapianto di fegato.

La prevenzione degli avvelenamenti da paracetamolo si basa su una corretta educazione sull’utilizzo dei farmaci. In caso di ingestione eccessiva o involontaria di paracetamolo, è fondamentale contattare immediatamente un centro antiveleni, evitare di indurre il vomito e portare la confezione del farmaco in pronto soccorso.

Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/
https://www.msdmanuals.com/
https://campus.meyer.it/
https://www.sifweb.org/

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