Attenzione al consumo di alimenti ultra-processati

Attenzione al consumo di alimenti ultra-processati

A causa di fenomeni come globalizzazione e urbanizzazione, molti paesi hanno sperimentato la “transizione nutrizionale”, cioè un drastico shift dalle abitudini alimentari locali verso una dieta ricca di cibi ultra-processati, in inglese ultra-processed food (UPF). Si tratta di alimenti e bevande ricchi in grassi, zuccheri semplici e sale, prodotti con procedimenti esclusivamente industriali.

Nella produzione vengono utilizzati additivi per rendere il prodotto finale iper-appetibile attraverso l’adeguamento della consistenza e dell’aspetto del prodotto finale alle esigenze commerciali, migliorando la sua palatabilità, ma anche mascherando, ove necessario, le eventuali proprietà sensoriali sgradevoli degli ingredienti stessi o quelle createsi durante i processi di produzione.

Il consumo di alimenti ultra-processati (UPF) sta riscuotendo sempre più attenzione in relazione al loro ruolo potenziale come fattori di rischio per malattie croniche e mortalità. Recentemente diversi studi hanno esplorato l’associazione tra l’assunzione di UPF e gli effetti negativi sulla salute. Sono state trovate possibili associazioni dirette tra l’esposizione a UPF e 32 patologie, tra cui malattie cardiovascolari, respiratorie, gastrointestinali e metaboliche.

Il rischio associato al consumo di cibi ultra-processati (UPF) non deriva unicamente dalle trasformazioni industriali che questi alimenti subiscono, ma è riconducibile a una complessa interazione di fattori biologici, nutrizionali e chimici che agiscono nel tempo sull’organismo. Durante l’ultra-trasformazione, gli alimenti perdono spesso la loro integrità fisica originaria, diventando più facilmente digeribili, rapidamente assorbibili e spesso aumentando l’indice glicemico. Pertanto, quanto più il cibo viene elaborato, tanto maggiore è la risposta glicemica e tanto minore è il suo potenziale saziante. Questo favorisce un’assunzione eccessiva di calorie, spesso inconsapevole.

Inoltre, gli additivi alimentari presenti negli UPF, come dolcificanti, emulsionanti, coloranti e conservanti, possono avere effetti dannosi. Studi emergenti indicano che questi additivi possono alterare il microbioma intestinale, contribuendo a infiammazioni e potenzialmente a varie malattie croniche.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per chiarire la relazione tra il consumo di UPF e la salute, ridurre il loro consumo e promuovere una dieta equilibrata, ricca di cibi minimamente trasformati, potrebbe avere un impatto positivo a lungo termine sulla salute pubblica.

Fonti:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38418082/
https://jamd.it/wp-content/uploads/2024/09/2024_02_06.pdf

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