Resistenza agli antibiotici

Resistenza agli antibiotici

Con il termine antibiotico-resistenza si intende la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza. Questo tipo di resistenza può essere sia innata (quando il batterio è naturalmente resistente ad un antibiotico), sia acquisita (quando un batterio diventa resistente all’azione di un farmaco antibiotico mediante modifiche al proprio patrimonio genetico).

Negli ultimi anni, antibiotici che erano comunemente utilizzati per curare le infezioni batteriche (come, ad esempio, la penicillina nella polmonite batterica), sono divenuti meno efficaci o non funzionano più a causa dell’uso non del tutto appropriato che se ne è fatto nel corso del tempo. Il fatto che i batteri sviluppino resistenza ad un antibiotico è un naturale processo evolutivo, ma questo fenomeno è accelerato e aggravato da un uso eccessivo e spesso scorretto di questi farmaci. Ogni batterio che sopravvive ad una cura antibiotica può diventare resistente, moltiplicarsi e trasferire la sua capacità di resistere agli antibiotici ad altri batteri.

È bene sottolineare che il rischio di essere infettati da batteri antibiotico-resistenti riguarda non solo la persona che prende gli antibiotici in modo improprio, ma anche coloro che saranno successivamente contagiati da quegli stessi batteri. L’antibiotico-resistenza non è quindi un problema solo individuale ma sociale.

Si può favorire la creazione di “super batteri” antibiotico- resistenti quando:

▸ si usano gli antibiotici senza che siano stati prescritti dal medico;

non si rispettano gli intervalli di tempo tra una dose e l’altra: gli antibiotici vanno presi a intervalli regolari; se ci si dimentica una dose, bisogna prenderla appena possibile. Se, tuttavia, si è vicini all’orario della dose successiva, è meglio evitare di prendere una dose doppia;

non si completa la cura (come prescritta dal medico) e si conserva l’antibiotico avanzato per un eventuale uso futuro di propria iniziativa, senza consultare il medico;

si condividono con altri gli antibiotici rimasti inutilizzati;

si prendono antibiotici per curare infezioni virali (come il raffreddore o l’influenza) contro cui sono inefficaci.

Fonte:
www.issalute.it

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